La doppia diagnosi, così come viene definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è la condizione di chi soffre di una disturbo mentale in comorbilità con abuso di sostanze/tossicodipendenza. Il termine è usato solo per questa specifica associazione di patologie, mentre negli altri casi di presenza di più condizioni mediche concomitanti, è usato il più generico termine di "comorbilità".
Nel mondo scientifico è presente un considerevole dibattito sull'opportunità di utilizzare una singola categoria per un gruppo eterogeneo di individui con esigenze complesse e una vasta gamma di problemi. Il concetto può essere utilizzato in modo ampio, ad esempio per la compresenza di depressione e alcolismo, oppure può essere limitato a specificare una grave malattia mentale (ad esempio psicosi o schizofrenia) e un disturbo da abuso di sostanze (ad esempio abuso di cannabis) e un disturbo di panico o un disturbo d'ansia generalizzato e una dipendenza dagli oppioidi.[1]. La diagnosi di una malattia psichiatrica primaria nei tossicodipendenti è complessa, poiché l'abuso di droghe stesso spesso induce sintomi psichiatrici, rendendo così necessario distinguere tra malattie mentali indotte da sostanze o preesistenti[2].
I pazienti con doppia diagnosi devono affrontare sfide complesse. Hanno una maggiore incidenza di ricadute, ospedalizzazione, mancanza di un alloggio e infezione da HIV ed epatite C, rispetto ai pazienti a cui è stato diagnosticato soltanto un disturbo mentale o l'abuso di sostanze[3].